I LÉGAR

I LÉGAR

Testi a cura di Italo Zandonella Callegher

Il ballo di apertura delle esibizioni de I Légar è una polka allegra che racconta un episodio di un tempo passato, quando i mezzi di trasporto motorizzati non esistevano ancora.

I nostri avi usavano una grande slitta di legno, la liòda, per trasportare legna, fieno e altri materiali su neve o prati. Durante un trasporto invernale, una slitta si ruppe, rendendo vano il lavoro di un’intera giornata.

Invece di litigare, i protagonisti si riunirono nella stua e, per alleviare la tensione, ballarono una polka, dando vita alla ballata “a rot la liòda”.

Considerata l’allegria che questa musica infonde negli istanti, I Légar hanno deciso di utilizzarla come ballo di apertura delle loro esibizioni per dare subito alla manifestazione un tono di vivacità e di coinvolgente festosità.

Video del ballo “A rot la Liòda

Video del ballo “Al valzer di fiori

Dal primavera all’autunno, il Comelico si trasforma in un’esplosione di colori vivaci. I prati fioriti e il rosso dei larici in autunno creano un paesaggio affascinante, ispirando poesia e pace interiore.

In passato, con la rinascita della natura, anche la gente del luogo si sentiva rivivere e affrontava i lavori della campagna con maggiore serenità, mentre i giovani donavano fiori come segno d’amore. I bambini, con innocenza, restavano incantati dai colori dei fiori, pregando affinché questo miracolo naturale si ripetesse.

Per far rivivere nei loro spettacolo una brezza di quell’allegria donata dalla primavera e dal suo scoppiettante arcobaleno di colori, I Légar, sulle note di un valzer, propongono questa ballata utilizzando cestini colmi di fiori. Un momento magico che riporta a tutte le primavere della vita. 

Dal primavera all’autunno, il Comelico si trasforma in un’esplosione di colori vivaci. I prati fioriti e il rosso dei larici in autunno creano un paesaggio affascinante, ispirando poesia e pace interiore.

In passato, con la rinascita della natura, anche la gente del luogo si sentiva rivivere e affrontava i lavori della campagna con maggiore serenità, mentre i giovani donavano fiori come segno d’amore. I bambini, con innocenza, restavano incantati dai colori dei fiori, pregando affinché questo miracolo naturale si ripetesse.

Per far rivivere nei loro spettacolo una brezza di quell’allegria donata dalla primavera e dal suo scoppiettante arcobaleno di colori, I Légar, sulle note di un valzer, propongono questa ballata utilizzando cestini colmi di fiori. Un momento magico che riporta a tutte le primavere della vita. 

Video del ballo “Al valzer di fiori

Per comprendere appieno il reale significato di questa danza è indispensabile capire che cos’è in realtà il Matazin e cosa essa rappresenti per la intera comunità.

Il Matazin è la maschera più importante del carnevale comeliano, considerato simbolo di gioia, fertilità e abbondanza. La sua vestizione è un vero e proprio rito, al quale partecipa solo una donna incaricata, mantenendo un’aura di mistero e creando un effetto sorpresa.

L’abito del Matazin è sontuoso, fatto di seta e decorato con foulards e nastri colorati. Porta in testa un lungo cilindro ornato di perle e specchietti, che lo rende facilmente riconoscibile. Dopo la vestizione, i Matazin iniziano a danzare per le strade del paese, accompagnati dalla musica di una piccola orchestra. Durante il percorso, fanno delle pause per eseguire un salto particolare, che sembra essere un augurio di benessere e fertilità.

La musica vivace richiama la gente verso la piazza principale, dove si tiene una grande danza collettiva, unendo maschere e persone in un clima di gioia condivisa. In questo momento, le preoccupazioni quotidiane e i conflitti sembrano scomparire, lasciando spazio a una festa di pace e serenità.

I Légar hanno creato un ballo ispirato alla maschera del Matazin, in cui i ballerini, disposti in due file parallele, danzano al ritmo di una polka. Quattro eseguono il salto del Matazin due volte, prima gli uomini e poi le donne. Il ballo continua con una serpentina che forma un cerchio, al cui interno i ballerini girano su sé stessi, terminando inginocchiati di fronte al pubblico.

Video del ballo “Vécia dal Matazìn

Video del ballo “Il Paris”

Il Paris è il ballo su cui è nato e cresciuto il Gruppo de I Légar, impegnato a recuperare una danza che stava scomparendo. Gli anziani, che erano i soli a conoscerlo, spesso impedivano ai giovani di impararlo, temendo che errori potessero comprometterne l’esecuzione e la sua conservazione. Nonostante le difficoltà, il gruppo riuscì a convincere alcuni anziani a trasmettere il ballo.

La coreografia prevede che le coppie si scambino partner con un battito di mani, alternando tre passi con tre giri di valzer, mantenendo un continuo movimento tra i ballerini. Un “ladro” si aggiunge durante lo scambio, rubando una partner e lasciando il compagno senza ballerina, spingendolo a diventare a sua volta “ladro”.

Al termine dello spettacolo, I Légar spesso coinvolgono il pubblico, che inizialmente esitante, si lascia trascinare dall’entusiasmo e richiede un bis.

Il Paris è il ballo su cui è nato e cresciuto il Gruppo de I Légar, impegnato a recuperare una danza che stava scomparendo. Gli anziani, che erano i soli a conoscerlo, spesso impedivano ai giovani di impararlo, temendo che errori potessero comprometterne l’esecuzione e la sua conservazione. Nonostante le difficoltà, il gruppo riuscì a convincere alcuni anziani a trasmettere il ballo.

La coreografia prevede che le coppie si scambino partner con un battito di mani, alternando tre passi con tre giri di valzer, mantenendo un continuo movimento tra i ballerini. Un “ladro” si aggiunge durante lo scambio, rubando una partner e lasciando il compagno senza ballerina, spingendolo a diventare a sua volta “ladro”.

Al termine dello spettacolo, I Légar spesso coinvolgono il pubblico, che inizialmente esitante, si lascia trascinare dall’entusiasmo e richiede un bis.

Video del ballo “Il Paris”

Questa polka, creata quasi interamente dal Gruppo I Légar, si distingue dagli altri balli del loro repertorio perché non si basa tanto sulla storia della comunità, quanto sul contesto geografico e amministrativo in cui il gruppo è nato.

Musicalmente, è stata utilizzata una polka già conosciuta nella zona, ma le è stato attribuito un nuovo significato simbolico: l’unione dei Comuni del comprensorio.

L’elemento centrale del ballo sono sei lunghe trecce di stoffa, tenute da sei coppie, che durante la danza inizialmente appaiono separate. A metà del brano, però, le trecce si uniscono simbolicamente, formando una figura che rappresenta l’auspicata unione delle diverse comunità in un tutto unico e ricco. Questo simbolismo si intreccia con gli elementi tradizionali della ballata comeliana: musica, passi, saltelli e momenti coreografici tipici.

Video del ballo “La vécia dli drèzi

Video del ballo “La mazurka dal zampdón

Questa danza, introdotta dal Gruppo I Légar, non fa parte della tradizione autentica del Comelico ma è stata creata recentemente in onore di Baldassarre Carbogno, detto Baldi. Il ballo rappresenta il momento in cui l’acqua veniva raccolta alla fonte per lavare i panni o per bere, e può essere visto come una prefazione al Valzer dal mastél.

La danza ruota attorno all’uso del zampdón, uno strumento di legno usato per trasportare secchi d’acqua sulle spalle, con un sistema che riduceva la fatica. Durante la danza, i ballerini si scambiano il zampdón e mimano il gesto di attingere acqua, ricreando così un’attività del passato su un motivo musicale moderno, eseguito al ritmo di una mazurka.

Questa danza, introdotta dal Gruppo I Légar, non fa parte della tradizione autentica del Comelico ma è stata creata recentemente in onore di Baldassarre Carbogno, detto Baldi. Il ballo rappresenta il momento in cui l’acqua veniva raccolta alla fonte per lavare i panni o per bere, e può essere visto come una prefazione al Valzer dal mastél.

La danza ruota attorno all’uso del zampdón, uno strumento di legno usato per trasportare secchi d’acqua sulle spalle, con un sistema che riduceva la fatica. Durante la danza, i ballerini si scambiano il zampdón e mimano il gesto di attingere acqua, ricreando così un’attività del passato su un motivo musicale moderno, eseguito al ritmo di una mazurka.

Video del ballo “La mazurka dal zampdón

La vécia dli stoi (la vecchia delle scope) è una polka spiritosa che riprende in modo scherzoso una scena comune nelle serate danzanti.

Gli uomini, dopo aver portato le loro donne al ballo, spesso si allontanavano per giocare a morra con gli amici, lasciando le compagne indispettite. Le donne, armate di scope, intervenivano per punirli.

Il Gruppo I Légar rappresenta questa situazione in modo realistico, utilizzando vere scope nella danza. Questa polka non solo diverte il pubblico, ma anche i ballerini, specialmente le ballerine che si calano con entusiasmo nel ruolo di castigatrici dei loro partner distratti.

Video del ballo “La vécia dli stói

Video del ballo “Al valzer di nvìzi

Questa ballata propone quello che una volta era il rituale adottato nel corteggiamento e nella conquista della persona amata.

Simbolo di questo corteggiamento non poteva essere che una rosa rossa, fiore simbolo dell’amore che, all’inizio della danza, era tenuto in mano dai ballerini. Ogni tentativo di ottenere l’attenzione delle donzelle era inizialmente rifiutato, ma quando arrivava l’uomo giusto, e si inchinava propriamente davanti alla sua bella, egli veniva felicemente accolto.

Durante il ballo i fidanzati-ballerini creano una finestrella con l’incrocio delle braccia. In quella finestrella verrà posta la rosa ricevuta in dono. Questo pertugio nell’incrocio delle braccia rappresenta la finestra della camera dell’amata sotto la quale lo spasimante si reca spesso per ricevere dalla giovane un furtivo bacio.

Questa ballata propone quello che una volta era il rituale adottato nel corteggiamento e nella conquista della persona amata.

Simbolo di questo corteggiamento non poteva essere che una rosa rossa, fiore simbolo dell’amore che, all’inizio della danza, era tenuto in mano dai ballerini. Ogni tentativo di ottenere l’attenzione delle donzelle era inizialmente rifiutato, ma quando arrivava l’uomo giusto, e si inchinava propriamente davanti alla sua bella, egli veniva felicemente accolto.

Durante il ballo i fidanzati-ballerini creano una finestrella con l’incrocio delle braccia. In quella finestrella verrà posta la rosa ricevuta in dono. Questo pertugio nell’incrocio delle braccia rappresenta la finestra della camera dell’amata sotto la quale lo spasimante si reca spesso per ricevere dalla giovane un furtivo bacio.

Video del ballo “Al valzer di nvìzi

Questo ballo è stato ripreso e inventato dal Gruppo osservando le varie feste paesane. Si può definire uno studio sulla gente che vi partecipa normalmente, sulle coppie che le frequentano, sui giovani che bazzicano fra le sagre a caccia di ragazze o di sposine che ballano fra loro e vanno separate.
In Comelico, ma non solo, gli uomini una volta giunti alla festa si fermano spesso a bere qualcosa e a parlare con gli amici.

Le donne, più o meno pazientemente, aspettano i loro compagni che però non arrivano. Hanno voglia di ballare, di muoversi un po’, di scaricarsi della noia, di alleggerire la stanchezza accumulata durante la settimana appena trascorsa nei prati a tirar il rastrello o nei boschi a far legna. Un’occhiata ai mariti fa capire che non resta altro da fare se non ballare fra donne. E il gentil sesso si organizza, forma le coppie in gonnella e inizia a danzare.

E qui viene il bello: alcuni giovanotti, approfittano degli impegni vinicoli dei legittimi mariti o compagni, si intrufolano fra le coppie di donne e al grido di tàiu (cioè taglio, separazione), con ciò dividendo le coppie e continuando il ballo ognuno con una sua donna, finalmente e provvisoriamente conquistata.

Video del ballo “La vécia dal tàiu

Video del ballo “Al valzer dla doventù

Il tema di questo ballo è la gioventù. Da sempre la nostra prerogativa è di inserire nel Gruppo I Légar ragazze e ragazzi giovani, naturalmente senza nulla togliere agli elementi più “vecchi” e perciò esperti.

Questo vivace valzer mette in risalto l’amicizia e la gioia che unisce il gruppo I Légar, offrendo anche l’occasione di presentare i nuovi membri.

Ispirato alle antiche feste paesane, che erano rare opportunità di incontro e svago, il ballo richiama l’allegria dei giovani ballerini che animavano quei momenti di socialità. Con semplicità, il valzer ricrea l’atmosfera di quei tempi, offrendo qualche ora di svago tra i duri impegni quotidiani.

La figura più significativa del ballo è rappresentata dal cerchio che viene formato dai ballerini intrecciando le braccia come simbolo di unità e collaborazione.

Il tema di questo ballo è la gioventù. Da sempre la nostra prerogativa è di inserire nel Gruppo I Légar ragazze e ragazzi giovani, naturalmente senza nulla togliere agli elementi più “vecchi” e perciò esperti.

Questo vivace valzer mette in risalto l’amicizia e la gioia che unisce il gruppo I Légar, offrendo anche l’occasione di presentare i nuovi membri.

Ispirato alle antiche feste paesane, che erano rare opportunità di incontro e svago, il ballo richiama l’allegria dei giovani ballerini che animavano quei momenti di socialità. Con semplicità, il valzer ricrea l’atmosfera di quei tempi, offrendo qualche ora di svago tra i duri impegni quotidiani.

La figura più significativa del ballo è rappresentata dal cerchio che viene formato dai ballerini intrecciando le braccia come simbolo di unità e collaborazione.

Video del ballo “Al valzer dla doventù

Si chiama vécia di fonghi proprio perché ripropone una delle “occupazioni” di più largo uso fra la popolazione comeliana e cadorina, cioè la raccolta dei funghi in queste vallate alpine.

Le coreografie di questo ballo evidenziano, in particolare, proprio il momento magico della raccolta. Lo mimano i ballerini che poi offrono i funghi alle ballerine.

È così che si danno inizio alle danze. Subito formando una specie di serpentina dove tutti possono valutare il raccolto.

Poi i danzatori proseguono nella polka fino al culmine della ballata quando tutti si inginocchiano.

Video del ballo “La vécia di fonghi

Video del ballo “Al valzer dl insùda”

Pio Zandonella Necca era un medico di Dosoledo con l’hobby della poesia. Le sue liriche sono state raccolte in un interessante volume e la ballata che I Légar propongono in questo contesto è un estratto di questa raccolta e dalla collaborazione con il Gruppo Musicale di Costalta.

La musica è strettamente tradizionale perché è stata composta recentemente e non attinge perciò al repertorio che I Légar sono soliti utilizzare.

Tuttavia il Gruppo ha desiderato proporre questo testo proprio pensando alla primavera, al suo scoppio di colori, alla freschezza che dona, alla solarità che offre, ai buoni proponimenti di tutti noi.

Lo esegue con piccole mosse, quasi a voler ripetere il miracolo dei fiori che sbocciano lentamente e compaiono e scompaiono nello splendore del Creato con la grazia e la modestia che solo loro sanno usare.

Pio Zandonella Necca era un medico di Dosoledo con l’hobby della poesia. Le sue liriche sono state raccolte in un interessante volume e la ballata che I Légar propongono in questo contesto è un estratto di questa raccolta e dalla collaborazione con il Gruppo Musicale di Costalta.

La musica è strettamente tradizionale perché è stata composta recentemente e non attinge perciò al repertorio che I Légar sono soliti utilizzare.

Tuttavia il Gruppo ha desiderato proporre questo testo proprio pensando alla primavera, al suo scoppio di colori, alla freschezza che dona, alla solarità che offre, ai buoni proponimenti di tutti noi.

Lo esegue con piccole mosse, quasi a voler ripetere il miracolo dei fiori che sbocciano lentamente e compaiono e scompaiono nello splendore del Creato con la grazia e la modestia che solo loro sanno usare.

Video del ballo “Al valzer dl insùda”

Un tempo i giochi dei bambini erano molto semplici e si svolgevano principalmente all’aria aperta. I luoghi di ritrovo erano la piazza, il sagrato della chiesa e all’uscita della scuola. Era questa l’occasione dove i ragazzini avevano la possibilità di rimanere insieme giocando a “tana, fura, siézar, fazlétu…” (nascondino, scossa, biglie, fazzoletto…).

Il Gruppo ha ripreso il gioco del fazzoletto adottandolo ad una polka molto divertente. Inizialmente le donne rubano il fazzoletto e con alcuni giri di polka si separano dagli uomini formando una linea e sventolando il mal tolto invitano di nuovo il ballerino a danzare. L’invito è ben accetto se pur nella consapevolezza del dover riscattarsi dall’inganno subito. Quando sembra che il gioco volga al termine gli uomini con un gesto repentino si riappropriano del proprio fazzoletto lasciando le donne a bocca aperta.

Video del ballo “La vécia dal fazlètu

Video del ballo “Al valzer dal mastél

Il valzer dal mastél presenta la giornata tipo della massaia comeliana e vuole ricordare ai giovani di oggi come si svolgevano certe mansioni vitali per il decoro, l’igiene e il buon vivere d’un tempo.

I ballerini ricreano con grande attenzione le fatiche quotidiane della massaia comeliana, che più volte alla settimana si recava alla fontana per fare il bucato. La coreografia rievoca il trasporto dei secchi d’acqua con il zampdòn e l’uso del mastello di legno, un recipiente fondamentale anche per altre mansioni come la coagulazione del latte. Le ballerine, dopo aver ballato il valzer, simulano il versamento dell’acqua nel mastello, strofinano i panni e stendono il bucato su fili immaginari, rappresentando così un’antica routine domestica.

Il valzer dal mastél presenta la giornata tipo della massaia comeliana e vuole ricordare ai giovani di oggi come si svolgevano certe mansioni vitali per il decoro, l’igiene e il buon vivere d’un tempo.

I ballerini ricreano con grande attenzione le fatiche quotidiane della massaia comeliana, che più volte alla settimana si recava alla fontana per fare il bucato. La coreografia rievoca il trasporto dei secchi d’acqua con il zampdòn e l’uso del mastello di legno, un recipiente fondamentale anche per altre mansioni come la coagulazione del latte. Le ballerine, dopo aver ballato il valzer, simulano il versamento dell’acqua nel mastello, strofinano i panni e stendono il bucato su fili immaginari, rappresentando così un’antica routine domestica.

Video del ballo “Al valzer dal mastél

Questo ballo rappresenta alcuni mestieri che hanno caratterizzato la vita dei nostri contadini.

Uno dei più importanti è stato sicuramente lo sfalcio dei prati poiché quasi ogni famiglia possedeva degli animali in casa. Dallo sfalcio è stata tratta la caratteristica più bella: dopo aver usato la falce c’è bisogno di affilarla. Il contadino prende lo sgabello e l’attrezzo da noi chiamato batadèiri (un insieme di martello e piccola incudine) ed incomincia il ritmico battere del martello sulla falce cadenzato dal lento muoversi della lama sull’incudine.

Il duro lavoro viene interrotto dall’arrivo delle donne che con un invito a ballare portano un po’ d’allegria.

Video del ballo “Valzer di mestieri

Video del ballo “La vécia dal ciapel

Lo spettacolo che I Légar offrono con entusiasmo sempre crescente al suo pubblico si chiude con questa polka.

Il Gruppo ha scelto questa polka come danza di chiusura e di saluto proprio perché rappresenta il tipico arrivederci della nostra gente: un lieve inchino e una galante alzata di cappello.

Nella parte centrale della coreografia, i ballerini alzano il cappello in segno di cortesia, sottolineando un momento di eleganza. Seguono piroette delle ballerine e una serie di giri di danza fino all’uscita di scena del Gruppo, che rientra subito dopo ballando e tenendo il cappello in alto.

La coreografia si conclude con un simbolico arrivederci, senza disporsi in riga di fronte al pubblico, come avviene in altri balli, ma con una sortita definitiva dei ballerini, accompagnati dalla musica fino alla fine.

Lo spettacolo che I Légar offrono con entusiasmo sempre crescente al suo pubblico si chiude con questa polka.

Il Gruppo ha scelto questa polka come danza di chiusura e di saluto proprio perché rappresenta il tipico arrivederci della nostra gente: un lieve inchino e una galante alzata di cappello.

Nella parte centrale della coreografia, i ballerini alzano il cappello in segno di cortesia, sottolineando un momento di eleganza. Seguono piroette delle ballerine e una serie di giri di danza fino all’uscita di scena del Gruppo, che rientra subito dopo ballando e tenendo il cappello in alto.

La coreografia si conclude con un simbolico arrivederci, senza disporsi in riga di fronte al pubblico, come avviene in altri balli, ma con una sortita definitiva dei ballerini, accompagnati dalla musica fino alla fine.

Video del ballo “La vécia dal ciapel

Questo ballo, introdotto recentemente nello spettacolo, valorizza due elementi distintivi del Comelico e della sua cultura: gli “tarali” e gli “scarpeti”.

Gli “tarali” sono zoccoli di legno, simili a quelli olandesi, realizzati artigianalmente e un tempo utilizzati come calzature quotidiane, sia per la vita di tutti i giorni che per i lavori in stalla. Gli “scarpeti”, invece, sono le tipiche scarpine alla cadorina in stoffa caratterizzate da una tomaia in velluto nero e una suola senza tacco, ottenuta cucendo insieme diversi strati di tessuto trapuntato. Anche queste erano fatte in casa e rappresentavano le calzature tradizionali delle genti del Comelico, alcune delle quali vengono ancora indossate oggi.

Per celebrare e valorizzare queste tradizioni, il Gruppo ha ideato una coreografia che integra questi elementi. Il ballo, molto scenografico, si sviluppa intorno all’impossibilità di danzare con gli “tarali”: le ballerine, quindi, si mettono all’opera per confezionare gli “scarpeti”, permettendo così di proseguire la danza con il proprio partner.

Video del ballo “Bal dli Scarpeti